Quando nella vita di una persona accade un evento, un evento qualsiasi, quella persona può accettare quello che le è accaduto oppure può non accettare quello che le è accaduto.

Di fronte a qualsiasi evento della vita, un uomo è libero di dire sì, accetto, oppure no, non accetto.

Nel dialogo interiore profondo, quello più intimo e spirituale, solo queste sono le risposte possibili a un uomo, riguardo a tutto ciò che gli può accadere: sì, no, e mai contemporaneamente.

Accettare quello che succede nella vita non significa essere d’accordo con quello che succede, non significa gradire quello che succede. Accettare non significa mai sottomettersi, rassegnarsi, sopportare, tollerare

Dire di sì, nelle profondità del proprio essere spirituale, agli eventi che accadono nella vita non significa affermare che ci piace quello che accade, non significa acconsentire, adeguarsi, aderire, piegarsi a quello che succede.

Accettare e dire di sì significa semplicemente prendere atto dell’evidenza, in modo razionale e intelligente.

Prendere atto della realtà in modo razionale significa prendere atto della realtà usando una modalità di pensiero aderente alla realtà stessa, a come è la realtà.

Prendere atto della realtà in modo intelligente significa prendere atto della realtà in modo consapevole, cioè leggendo dentro la realtà.

Quando accade un evento è evidente che accade, non accettare l’evidenza è contro ogni razionalità e intelligenza. Per questo, pur essendo libero di dire sì o no alla vita che accade, l’uomo, quando non accetta gli eventi della vita, entra nel flusso psichico della stupidità.

Quando un uomo non accetta un evento che gli succede nella vita, soprattutto un evento spiacevole, doloroso, pericoloso, fastidioso, in realtà si mette nelle condizioni spirituali, psico-emozionali e fisiche di non poterlo affrontare, fronteggiare e risolvere.

Non si può affrontare una realtà che nel dialogo interiore spirituale si è deciso di non accettare, e dunque di escludere completamente dal mondo reale. In verità, quello che l’uomo non accetta – che è ovviamente e soprattutto ciò che non gli piace, gli fa paura, lo mette in difficoltà o in pericolo – diventa per lui inaffrontabile e invincibile.

Più l’uomo sfugge dalla sofferenza, dal dolore, dalla paura, dalla violenza, più vive in perenne combattimento, vive in uno stato di guerra interiore.

Nessun uomo vorrebbe il dolore, l’ingiustizia nella vita, è ovvio, ma non accettare che nella vita ci sia il dolore, l’ingiustizia è la più alta forma di perversione spirituale e intellettuale raggiungibile, e rende il dolore, l’ingiustizia sempre più capillari, dilaganti, potenti e inafferrabili.

Chi accetta non deve tollerare,
chi accetta non deve sopportare,
chi accetta non deve subire.

Chi tollera non accetta,
chi sopporta non accetta.
Chi subisce non accetta.
Chi si sottomette, si rassegna, non accetta.

Non c’è niente al mondo, come non accettare che nel mondo ci siano le avversità, l’imperfezione, l’errore, capace di rendere uno spirito muto, un’intelligenza sorda, fragile e depressa, un corpo debole e privo di difese.

La non accettazione di quello che accade interiormente ed esteriormente è conflitto e malattia.

Chi accetta gli eventi della vita rimane in uno stato spirituale e intellettuale di gratitudine, amore e fede, qualsiasi cosa succeda, e non scende in guerra con le persone, con se stesso e con la vita, perché entrare in guerra con le persone, con se stesso e con la vita è partecipare, di fatto, al regno dell’infelicità.

Accettare è la chiave di ogni felicità, salute e pace.

Accettare gli eventi della vita è l’unico modo per continuare ad aver fede nella vita, in se stessi e in Dio, per continuare a vedere chiaro anche dove tutto sembra oscuro e non facile da capire e accettare.

Solo chi ha fede accetta, solo chi accetta ha fede. Questo grande Maestro Gesù, non ha forse accettato tutto il dolore, la sofferenza, il tradimento, la paura?

L’accettazione della sua “crocifissione” lo ha portato a rispondere al dolore con l’amore, con la compassione, con il perdono, poiché sapeva che ciò che succedeva doveva succedere.

Ecco la pace nel dolore.

“E andando un po’ più avanti si inginocchiò con il viso a terra e pregò: “Padre mio, se è possibile, si allontani da me questo calice. In ogni caso, non come voglio io, ma come vuoi tu”.

Mt 26: 39

 

Riflessioni e appunti: http://www.peopleinpraise.org/